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I Racheli

Antonio Racheli, nato a Casalmaggiore (Parma) sposa la contessa Adelaide Mortara, figlia di un notaio. Dalla loro unione nascono tre figli maschi: Anneto, Vittorio ed Enrico, ed una femmina Enrichetta.
Antonio, laureato in lettere, insegna presso l'Università di Bari, scrive commedie, é uomo politico, viene proposto a Ministro dell'istruzione.
A soli 36 anni, durante una lezione, beve da un bicchiere dell'acqua avvelenata e muore. l'assasino viene scoperto, é uno studente barese, di idee politiche avverse al Racheli; viene processato e condannato a soli otto anni data la sua giovane età.
Il governo si prende cura della famiglia del defunto. Una pensione alla vedova, un impiego nelle ferrovie ad Anneto non appena compiuti gli studi necessari. Gli altri due maschi entrano nell'Accademia di Pinerolo (Torino) e diventano ufficiali di Artiglieria.

Enrichetta più tardi, si sposa a Parma con il conte Carlo Liberati, proprietario oltre che di palazzi in città e villa in campagna con relativi poderi, di una farmacia nel centro di Parma, dove nel pomeriggio usava riunirsi con gli amici per discutere di politica oltre che delle notizie ed i pettegolezzi delle città.
Enrichetta é bella, intelligente, riceve ogni giovedì nella sua casa di Parma. Ha carrozze e cavalli, fa vita mondana. La madre assiste ai ricevimenti, scrive le cronache mondane che la "Gazzetta di Parma" (primo giornale d'Italia) le pubblica.

Vittorio ed Enrico diventano brillanti ufficiali, hanno avventure di ogni genere tra cui quella nella quale, durante una campagna in Africa, furono attaccati da una iena che con un sol morso recise la chiappa di un mulo del seguito. I due si sposano tardi con signorine di ottimo casato e con dote notevole, come a quel tempo era prescritto per gli ufficiali di carriera.

Vittorio sposa Carolina Pavesi, un matrimonio felice, allietato da sette figli dei quali la prima Adelina, laureata presso il Politecnico di Milano nel 1920 in ingegneria, fu una delle prime donne laureate in questa facoltà fino ad allora prettamente maschile. Il secondo Antonio, laureato in Agraria, partì come ardito delle fiamme nere durante la prima guerra mondiale, fu ferito e quando tornò si diplomò in pianoforte e si dedicò all'insegnamento della musica. La terza Rosina si laurea in medicina a Pavia nel 1928, quando rarissime erano le donne che si dedicavano a questa professione. Si specializzò in Odontoiatria, aprì un gabinetto dentistico nel centro di Milano e si divertì a torturare i nipotini.
La quarta Luisa si laurea in lettere, si impiega nell'ufficio della sorella Adelina, si sposa, ha una figlia e muore a quarantacinque anni.
Il quinto Giuseppe lascia gli studi dopo il liceo, fa il rappresentante di macchine stradali, sposa Palmira un'insegnante di lettere e ha due figli, Gin e Ugo. Muore nel 1978 e la moglie lo segue pochi mesi dopo.
La sesta Elena si diploma in ragioneria e si associa alla sorella Adelina nel suo lavoro.
Settimo ed ultimo Giovanni non fa studi regolari. Lavora come disegnatore negli uffici di Adelina. Insieme al padre che, dopo il pensionamento che lo porta a grado di Generale, si diletta di pittura. Sognano di diventare pittori di valigia, dipingono numerosi quadri a sfondo religioso, in genere Madonne. Vorrebbero fare una mostra, ma i tempi sono duri é in arrivo la guerra e forse i loro quadri non sono dei capolavori. Vengono regalati come dono di nozze a tutte le nipoti ed i vari parenti i quali constatarono che il quadro in sé era accettabile ma i colori non resistevano. Il dolce viso di quelle Madonne si trasformava in comiche espressioni, ad uno spuntarono persino i baffi.

(Vittorio muore a 93 anni, Carolina a 85)

Famiglia Racheli

Da sinistra a destra: cameriera, Palmira moglie di Giuseppe, Carolina, Vittorio con in braccio Ugo figlio di Giuseppe e Palmira, Antonio con sulla gamba Gin l'altra figlia di Giuseppe e Palmira

Enrico fratello di Vittorio, sposa una certa Enrichetta, proprietaria di una farmacia nel centro di Milano. E' innamoratissima del marito che in verità é stato un tale Don Giovanni che anche il giorno delle nozze, durante il ricevimento, scompare con una invitata e riappare dopo due ore con grande faccia tosta. Enrichetta lo perdona. Lui beve molto e dopo pochi anni di matrimonio si ammala gravemente. Il suo cervello non funziona a dovere. Ha le manie di grandezza, regala soldi a chi gli capita. Enrichetta gli mette in tasca banconote-reclame, lui non se ne accorge, le regala ai mendicanti suscitando proteste e vituperi e così nei negozi. Compera tutto in serie, 2 cappelli, 2 camicie ecc. La moglie corre ai ripari come può, gli mette alle costole un sorvegliante e lo cura con amore e dedizione fino alla morte.

Anneto l'altro fratello, fa carriera nelle ferrovie, è uomo colto, ha una bella biblioteca, dipinge. E' severo, metodico, signore, alto ed elegante, con tanti capelli bianchi tagliati a spazzola. Sposa Edonide Malaspina, una maestra, ed ha nove figli.

Carlo Malaspina, padre di Edonide nasce da illustre casato, ma non gli spetta né titolo, né denari essendo uno dei numerosi figli cadetti del marchese Malaspina. Di notevole aspetto, con bellissimi riccioli neri fino alle spalle é quel che si dice un perdigiorno.
Una volta passa davanti al caffé principale di Parma e alcuni giovanotti lo beffeggiano, chissà perché. Carlo afferra i tavolini e li spinge addosso a loro, ingaggiando una zuffa che ha per testimoni molte persone. Dalla finestra del Municipio, dove ha sede la Biblioteca Comunale, ha assistito a quella scena il Direttore della stessa. Divertito e ammirato dalla forza erculea di quel giovanotto, chiede informazioni, lo manda a chiamare e dopo un colloquio dove viene a sapere che Carlo non sa né leggere né scrivere, lo invita a prendere lezioni da lui.
Il risultato é superiore ad ogni aspettativa, Carlo diventa uno studioso, scrive il Dizionario del dialetto Parmigiano in italiano (4 volumi), diventa Direttore della Biblioteca e alla sua morte vi lascia in eredità una quantità di libri rari.

Anneto ed Edonide vedono morire tre dei loro figli in tenera età.

Anche Vittorio, ultimogenito, volontario della prima guerra di Libia muore sul campo a 23 anni.

Gli altri cinque figli, Mario, Attilio, Dino, Enrico e Adele, vivono fino a tarda età, salvo Adele che muore a 52 anni a Milano.

Mario il primogenito, é il prediletto della famiglia. Di viva intelligenza, fin da bambino dimostrava arte oratoria non comune, imponeva ai suoi fratelli di far circolo attorno a lui per ascoltarlo nelle sue dotte orazioni. Negli studi si fa molto onore, salvo per la matematica per la quale poco mancò venisse bocciato agli esami di licenza liceale.
Pur appartenendo a famiglia borghese, con origini aristocratiche, é democratico, gli piace stare con la gente semplice. Trascorre spesso le vacanze in villa con la zia Enrichetta che gli strizza l'occhio, ma Mario non gradisce quell'ambiente. All'università dove frequenta il secondo anno di Legge, viene espulso perché sorpreso in piena aula a fare propaganda socialista.
Per la famiglia é uno scandalo, violente discussioni lo spingono a piantare tutto, se ne va da casa e da quel momento i rapporti col padre sono interrotti. Nel 1917 quando questi muore, Mario é in guerra al fronte, ha una licenza e torna a casa sua appena in tempo per assistere al funerale del padre.
Per lunghi anni Mario vive di ideali e di... fame. Comincia a girovagare con i compagni di partito, battono le, campagne, facendo insorgere i contadini contro lo strapotere dei padroni.
Siamo nel 1900 e le lotte politiche si accendono ovunque. Mario é in Piemonte, si ferma qualche tempo a Gravellona Toce. In piazza avvengono i contraddittori. Da una parte sui gradini della Chiesa, il Parroco che tuona scomuniche e invita i fedeli a non ascoltare i discorsi insensati di quel manipolo di scalmanati. Dall'altra parte in piedi su una tavolo, Mario e i suoi compagni che inneggiano alla giustizia sociale.
Mario é oratore nato, la sua parola é fluida, semplice, efficace. Qualche proselito riesce a conquistarlo, ma in un ambiente così arretrato e bigotto, non é facile la propaganda.
In piazza ci sono anche le donne e le ragazze. Mario é un bel giovanotto e parla bene, meglio del prete quando fa la predica, dicono le ragazze. Fra queste Annunziata, fidanzata al proprietario della salumeria del paese, quindi ottimo partito, tanto più che lei é orfana e per vivere va in filanda. Ma l'amore scoppia fra lei e Mario e dopo pochi mesi si sposano col solo rito civile, sfidando l'opinione pubblica e quella dei parenti.

I genitori di Annunziata erano operai delle filande ed ebbero otto figli, di cui cinque morirono appena nati, mentre Angela, Giovanni e Annunziata sopravvissero.
Annunziata aveva appena sedici anni quando la madre cinquantenne colpita da paralisi, muore in poche ore. Il padre si ammalò e morì poco tempo dopo.
I tre fratelli continuarono a lavorare in filanda a Gravellona Toce. La vita era dura - dodici ore di lavoro al giorno. Facevano i turni, perché lo stabilimento lavorava giorno e notte, era situato fuori del paese e le strade allora non erano illuminate. Le ragazze si tenevano a braccetto e cantavano per farsi coraggio quando dovevano percorrere la strada di notte. I giovanotti ne approfittavano per fare scherzi, ma con Angela c'era poco da scherzare. Si era assunta il ruolo di padre e madre e comandava a bacchetta. Purtroppo Giovanni si ammalò di fegato e morì a ventisette anni.
Da quel momento Angela dimenticò la sua giovinezza per fare da madre alla sorella minore, la quale la temeva molto. Di carattere diverso non andarono mai d'accordo. Angela era autoritaria, severa e intransigente con sé e con gli altri; sotto una ruvida scorza, un cuore d'oro. Fu di grande aiuto alla sorella ed al cognato, da lei molto ammirato, nei momenti difficili ed era particolarmente affettuosa con i nipotini. Visse sola fino a settantacinque anni, poi si unì alla sorella ed al cognato fino ai novanta, quando si spense a Ciampino (Roma).
Annunziata invece era una donnina piccola, magra, molto simpatica e spiritosa. Di carattere molto Emiliano, pronta alla battuta. Era parsimoniosa; certo la sua vita non era stata facile, con tutti quei figli da crescere e un certo decoro da mantenere. (?)

(manca qui la storia diei figli di Mario ed Annunzata e dei loro nipoti di cui una è Marcella Racheli)

Intanto i fratelli di Mario crescono e hanno la loro vita.

Attilio si diploma in ragioneria (ma per tutta la vita si farà chiamare Ingegnere) sposa una sartina che muore di parto dando alla luce Graziella, unica figlia che viene affidata ai nonni fino alla maggiore età.
Attilio vuol fare fortuna, va in Argentina, acquista un terreno di canne da zucchero, ma presto vi rinuncia e torna in patria lavorando qua e là presso imprese stradali. Il destino lo porta a Riolmato, sull'Appennino Emiliano, dove si risposa con una vedova. Si diletta di letteratura, scrive qualche romanzo, senza successo. Si spegne a tarda età a Riolmato.

Dino é il più tranquillo e sensato dei fratelli. Si sposa, fa carriera in ferrovia come suo padre, ha tre figli, muore a 92 anni.

Enrico é un tipo allegro, compagnone, fa la sua fortuna impiantando un ufficio di consulenza per le tasse, i contributi ecc.. Si sposa con Francesca, una donna un po' chiacchierata ma ormai seria, che gli sta al fianco con la sua intelligenza e lo aiuta a conquistarsi un'ottima posizione sociale. Raggiunta questa, Enrico decide di acquistare un'azienda agricola, la "Frascheta" in provincia di Alessandria. Pieno di entusiasmo, fa le cose in grande, acquista macchinari costosi, fa scavare pozzi con poco risultato e forti spese. Assume famiglie di contadini, é comunista, tratta i suoi dipendenti con generosità, tutto il paese "Quattro Cascine" lo adora. Fa costruire una balera e ogni sabato fa venire un'orchestrina e tutta la gioventù del paese viene a ballare e bere gratuitamente.
Ma i soldi volano via, la moglie si ammala. Enrico si consola con la Cesira, donna di servizio in casa Racheli, che gli dà due figli, Fernando e Marcella.
Francesca sa tutto, fa scenate di gelosia, scaccia la Cesira che va ad abitare a Genova coi figli, mantenuta da Enrico.
Francesca si separa da Enrico e dopo pochi anni muore.
La parabola di Enrico discende.
Una sorella di Cesira, sedicenne, Ida, entra in casa di Enrico come cameriera, Enrico perde la testa e presto nasce un figlio, Ugo. La convivenza durerà fino alla morte di Enrico, ormai in miseria.

Adele é femminista, colta, intelligente, non vuole sentire parlare di matrimonio. Vive in famiglia, é impiegata di concetto, in tempo di guerra fa la crocerossina. Segue le vicende dei suoi fratelli con interesse, ma é scossa e contrariata dalle situazioni in cui si mettono, che lei definisce di assoluta incoscienza.
Delle sue vicende personali si sa ben poco: due fratelli innamorati di lei contemporaneamente. Di un certo Cucirini (grossa industria di filati di Lucca) che la voleva sposare negli ultimi anni della sua vita. Andò a chiedere consiglio al fratello Mario, che la dissuase. l'aspirante sposo era vecchio e malato, ci sarebbero state grane coi suoi figli e soci che avrebbero temuto una riduzione dell'eredità. Adele visse per molti anni a Lucca insieme alla nonna Edonide, della quale non si sa nulla di interessante.

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